Non è più tempo per alcune piccole, ma importanti questioni.
Per la diffidenza, ad esempio. Nel mese di Novembre si è tenuto a Milano il secondo evento di Learning360.
Dedicato totalmente alla formazione digitale ha coinvolto più di 800 partecipanti, costringendo gli organizzatori (bravi) a cambiare la sede inizialmente prevista per poter ospitare tutti gli iscritti.
Diversi interventi di rilievo, ma qual è stata la cosa più rilevante?
Il pubblico, senza dubbio!
Ritrovarsi in così tanti, in un momento un po’ difficile sotto vari aspetti, a discutere di eLearning, delle soluzioni attuali e di quelle che verranno nel 2018 e nel prossimo futuro è la dimostrazione indiscutibile (se ancora ce ne fosse bisogno) dell’importanza di questo approccio.
L’elemento più deludente?
Percettibili titubanze e/o timidezze emerse durante i panel in alcuni (non tutti, per la verità) responsabili della formazione aziendale.
Non è più tempo per di temere la difficoltà dei fruitori nell’utilizzo di dispositivi digitali.
Possibile che, qualsiasi sia la loro età, spogliandosi del ruolo di professionisti, la sera o durante il fine settimana non usino più lo smartphone, Whatsapp o Facebook? Incapaci solo nei giorni feriali, dalle 9.00 alle 18.00? Difficile da credersi!
Non è più tempo per la resistenza che qualche esperto, o presunto tale, di formazione pone all’utilizzo di strumenti didattici online. I 120.000 corsi attivati in 30 mesi sul portale micertificoecdl.it sono un’ulteriore dimostrazione. Il beneficio, anche economico, dell’intero macrosistema correlato alla certificazione è talmente rilevante da rendere fuori tempo qualsiasi obiezione.
Non è più tempo per i progettisti eLearning di rincorrere e riproporre modelli utilizzati quasi universalmente in passato e non più attuali. Un caso? Le simulazioni! Prima di gridare allo scandalo chiariamo il contesto. C’è e ci sarà sempre più spazio nella formazione digitale per le simulazioni quando la realtà operativa è difficile o pericolosa da riprodurre, quando è necessario sperimentare strade risolutive diverse con situazioni tipo “what if” o “sliding doors”. Ma abbandoniamo, per umana pietà nei confronti dei discenti, le noiosissime simulazioni sulle applicazioni software!
Non è più tempo di distruggere ogni entusiasmo, obbligando a clic del mouse meccanici e ripetuti al solo scopo di uscire dall’incubo di una simulazione sull’uso di una tabella Pivot. Forniamo invece istruzioni, esempi, esercizi con file di input e soluzioni commentate in video da docenti esperti, per permettere di imparare provando sull’effettiva applicazione. Investiamo su questo aspetto fondamentale nella progettazione dei corsi. Si impara soprattutto facendo e, quando possibile, come in questo caso, nel contesto reale.
Non è più tempo per illuderci che il prossimo futuro, il 2018, porti in ogni progetto innovazioni come la realtà virtuale, i robot e i dispositivi wearable usati per l’addestramento. Certo, ci saranno casi in cui la particolarità dell’intervento richiederà (e i budget consentiranno) la sperimentazione e l’adozione di tali elementi. Tuttavia non sarà certamente, ancora per qualche tempo, la realtà della nostra attività quotidiana!
E’ certamente finito, forse per qualcuno a malincuore, il tempo in cui lo strumento principale per la fruizione dei contenuti era il Personal Computer. Peccato per alcuni aspetti: la dimensione dello schermo e la modalità di interazione sono ancora a vantaggio del PC. Tuttavia, considerare nei progetti eLearning i dispositivi mobili è imprescindibile. E’ un evoluzione/rivoluzione che non si può fermare. Gli strumenti di authoring di tipo responsive aiuteranno gli sviluppatori, ma i progettisti dovranno necessariamente modificare i metodi e le tecniche per il disegno dei contenuti e del loro formato.
Di conseguenza, non è più tempo di lunghe lezioni e corsi strutturati in modo tale da obbligare a sessioni di durata eccessiva. Tutto si evolve nella dimensione “mobile”, anche continuando ad utilizzare il computer per l’addestramento. Se non si è cambiato lo strumento, si è comunque modificato definitivamente il modo in cui lo si usa. E’ quindi ora il tempo delle pillole formative, dei learning coffee che necessitano, per un elemento addestrativo “consistente”, più o meno lo stesso tempo che dedichiamo ad un coffee break.
E’ arrivato, per fortuna e finalmente, il momento di dire addio a learning object rigidamente strutturati con introduzioni, conclusioni, pedanti definizioni di obiettivi, contenuti, prerequisiti, tempi di fruizione e altro (oggettivamente poco utile) ancora. Dedichiamo il tempo disponibile a ciò che è veramente importante: i contenuti.
Orrore ed eresia? Certamente un po’ si.
Ci saranno sempre situazioni che richiederanno una struttura articolata delle lezioni online, ma adottiamola solo se strettamente necessario.
Nella progettazione dei contenuti stessi molto cambia: è ancora necessario utilizzare formati tradizionali per lo storyboarding? Le differenti specifiche progettuali richiederanno sempre metodi e strumenti idonei, ma una cosa è certa: non è più tempo per l’uso di metodologie del passato. L’avvento del microlearning e delle learning stories nei nuovi progetti implica che vengano archiviati, e talvolta archiviati, i modelli di storyboarding utilizzati finora.
Sarà il 2018 il momento per una nuova generazione di idee, progetti e soluzioni innovative.
Liberiamoci delle cose inutili, che non hanno più tempo.
E la sfida, difficile ma affascinante, non potrà che essere vinta!